E’ difficile scegliere dei libri da consigliare quando si parla di India. Se ci limitiamo soltanto alla letteratura di viaggio infatti rischiamo di non cogliere aspetti importanti della cultura indiana. In India niente è come sembra e scrivere reportage di viaggio col rischio che questi diventino un elenco di luoghi visti, di sensazioni tipicamente occidentali è molto concreto. Quindi ho deciso di consigliarvi soprattutto dei libri sull’India che personalmente mi hanno aiutato a capire un po' di più questa cultura così diversa dalla nostra.
Iniziamo con qualcosa di tanto tempo fa: L’odore dell’India di Pier Paolo Pasolini edito da Garzanti e Un’idea dell’India di Alberto Moravia edito da Bompiani. Entrambi scritti nei primi anni ‘60, raccontano un viaggio in India che hanno fatto insieme; c’era anche la moglie di Moravia, Elsa Morante. Già dai rispettivi titoli possiamo capire come i due autori affrontano e raccontano questo straordinario paese: Moravia in maniera più lucida e approfondita anche se per lui è soltanto un’idea, dal momento che era già stato in India aveva compreso che le differenze culturali tra noi e loro non erano cosa da poco, facilmente classificabili. Moravia si interroga in maniera più approfondita sulla povertà, sulla religione, sulla questione delle caste. Il suo è un atteggiamento più pragmatico, tipico di chi ha superato lo shock del primo viaggio.
Per Pasolini invece era la prima volta in India. E questo traspare dalla curiosità che ha in più e da quell’occhio sempre rivolto alla gente, più che ai monumenti o le bellezze artistiche. Spesso si ritrova da solo soprattutto la sera, dopo aver passato giornate impegnative di spostamenti e escursioni, non rinuncia a uscire, anche senza una meta precisa, solo per il gusto di andare, per la curiosità.
Perché consiglio questi due libri? Perché alcune cose in India non sono cambiate affatto, sono state semplicemente affiancate da altre più moderne, alcune consuetudini sono rimaste invariate proprio perché si tratta di un paese con una forte identità culturale e tradizioni molto radicate.
Per rimanere nell’ambito dei reportage di viaggio, vorrei consigliarvi Maldindia di Pierpaolo Di Nardo edito da Polaris. Siamo abituati a sentire parlare di mal d’Africa ma in realtà esiste anche il mal d’India, una sorta di nostalgia che tiene i viaggiatori un po’ in sospeso tra un viaggio e l’altro, che fa sentire la mancanza anche di situazioni che magari, quando ci sono successe, ci sono sembrate talmente assurde da non poterle considerare vere. Salvo poi scoprire che forse è proprio di loro che avremo più nostalgia una volta tornati a casa. In questo libro l’autore racconta i suoi viaggi in India attraverso brevi capitoli non collegati fra loro ma che alla fine danno un quadro molto completo di tutte quelle situazioni che ci colpiscono di più in un paese così diverso, che sono poi un po’ le stesse che colpiscono tutti gli occidentali alle prese con l’India.
Sempre di Di Nardo consiglio anche le guide Polaris su India del nord e India del sud: più che per le informazioni pratiche, per la storia, gli approfondimenti, i consigli che vanno ben oltre cosa portarsi appresso o la farmacia da viaggio. Per esempio mi piace molto quando l’autore dice che “è solo lasciando da parte il nostro punto vi vista che possiamo godere del suo splendore”. Ovviamente riferito all’India.
E uno scrittore che secondo me sapeva godersi lo splendore un po’ ovunque, è stato Giorgio Bettinelli che nel suo primo libro In Vespa da Roma a Saigon edito da Feltrinelli nel 1997, attraversa anche l’India, raccontandocela dal punto di vista della strada e della guida: due imprese non da poco in un paese dove il codice della strada dà ragione al più grosso, considerando appunto lo stato delle strade e lo stile di guida degli indiani. Di lui mi piace soprattutto la capacità di adattamento immediata che ha non appena arriva in un posto. Vive mille avventure perché, da gran viaggiatore qual era, non si risparmia mai. I suoi viaggi sono così pieni di situazioni, di incontri che lui accetta di vivere ogni qual volta ne ha occasione.
Qualche anno fa il fratello, Luciano Bettinelli, ha organizzato una raccolta fondi per stampare una seconda edizione del libro fotografico In Vespa oltre l’orizzonte che raccoglie gli scatti più significativi dei viaggi in vespa di Giorgio in Medio Oriente, sud est asiatico, Australia, Americhe e naturalmente subcontinente indiano.
Parlando ancora di libri con belle fotografie, vorrei consigliarvi Ladakh tra terra, cielo e gompas (ovvero i monasteri buddisti della zona dell’Himalaya) di Enrico Guala edito da La Memoria del Mondo nel 2018, esperto di quella parte di Tibet a mio avviso più autentica, come appunto il Ladakh.
Il libro, corredato da tantissime foto, propone un itinerario di 15 giorni con consigli pratici su come muoversi in loco, ma soprattutto tante spiegazioni utili a capire quello che il viaggiatore si troverà davanti, per comprendere meglio il simbolismo buddista e la cultura tibetana, in modo da vivere il viaggio in maniera molto completa. Leggendo questo libro non si hanno dubbi che l’autore si sia recato più volte in quei luoghi e che quelli che lui ha trasformato in parole sono realmente i suoi passi.
Abbandonando la letteratura di viaggio in senso stretto, vorrei consigliarvi forse uno dei libri più nominati quando si parla di India almeno in tempi recenti, cioè Shantaram di Gregory David Roberts edito da Neri Pozza nel 2003. E’ un mattone di quasi 1200 pagine che narra la vita incredibile, spregiudicata, piena di amore e di avventura di Greg che, grazie a un passaporto falso diventa Lin, un fuggiasco australiano evaso da un carcere di massima sicurezza dove avrebbe dovuto scontare 20 anni per delle rapine.
Il libro ha una forte ambientazione geografica nella Bombay degli anni ‘80 e Lin vive talmente tante esperienze e situazioni diverse che leggendolo è garantito che non vi annoierete. Imparerete a conoscere tutti i personaggi e vedrete quasi con i vostri occhi le scene in cui sono protagonisti. Sarà bello ritrovare alcuni di quei luoghi quando poi sarete davvero a Bombay, oggi chiamata Mumbai.
Ci sono lati belli e lati oscuri, c’è il crimine, la guerra combattuta in prima persona in Afghanistan e in Pakistan, ma c’è anche la pace e l’amore, un grande amore per una donna ma senza il lieto fine. Per questo bisognerà leggere le altrettante pagine del seguito L’ombra della montagna, che risolve, forse approfondisce alcune situazioni di Shantaram. Bello, non altrettanto travolgente ma che merita senz’altro di essere letto.
Per concludere, dal momento che chiunque sia stato in India almeno una volta e ha detto di essere italiano si è sentito rispondere “italiano? Come Sonia Gandhi!”, consiglio la biografia non ufficiale scritta da Javier Moro Il sari rosso edito da Il Saggiatore nel 2009.
Confesso che 20 anni fa, quando me l’hanno detto in occasione del mio primo viaggio, non avevo idea di chi fosse Sonia Gandhi. Mai sentita. E invece poi mi sono appassionata molto alla storia di questa italiana di Lusiana, nei pressi di Vicenza, che sposa il figlio di Indira Gandhi, Rajiv, conosciuto a Londra e diventa suo malgrado una delle donne più potenti del mondo. Suo malgrado perché? Perché di certo quando si è trasferita a vivere in India a metà degli anni ‘60 non avrebbe mai immaginato che prima la suocera, Indira Gandhi e poi il marito Rajiv, venissero assassinati, che il cognato sarebbe morto in un incidente aereo e che alla fine sarebbe toccata proprio a lei la guida di una della democrazie più grandi e complesse del mondo.
Dalle pagine del libro di Moro si capisce moltissimo della cultura indiana, della politica, del suo rapporto stretto seppur di amore e odio con la religione. E come una straniera sia riuscita a conquistare un ruolo così di potere in un paese così tradizionalista, la dice lunga sulla innata capacità indiana di accoglienza.
Queste sono soltanto alcune delle mie letture preferite sull'India, quelle di cui ho parlato nel podcast Il Milione di Claudia Vannucci, ma ce ne sono molte altre che spero di raccontarvi presto.