Mi capita spesso, quando sono in viaggio, di inciampare in posti dove mai avrei creduto di andare. Pur non facendo un vero e proprio itinerario, a volte succede che, per ragioni di tempo, distanze, o semplici capricci, venga fuori la necessità di cambiare programma e fare qualche tappa in più. Si tratta quasi sempre di località poco conosciute e ignorate dal turismo ma che regalano al viaggio quel particolare che oggi mi piace ricordare.
Il nostro viaggio in Australia nel mese di novembre coincide con la primavera in questo emisfero, e la primavera è la stagione prediletta dalle temibili box jellyfish per avvicinarsi alla zona costiera e riprodursi. Finché siamo stati a bordo della Stella Maris, e abbiamo fatto immersioni nella Grande Barriera Corallina perfettamente coperti dalle nostre mute, non abbiamo corso nessun pericolo. Adesso però siamo tornati sulla terra ferma e vogliamo concederci qualche giorno di mare.
In Australia bisogna fare sempre i conti con la natura, e abituarsi al concetto che non tutto è possibile e che spesso essere azzardati può costare molto caro. In questo caso particolarmente, dal momento che le cubo meduse sono le creature più velenose del mondo e che un solo tocco dei loro lunghissimi tentacoli può uccidere.
Dopo aver attentamente scrutato la cartina e chiesto informazioni alla gente del posto, decidiamo di dirigerci verso la Capricorn Coast, che pare sia più sicura rispetto alla parte del reef. Ci sono delle isole molto belle, ci dicono, ma anche di fare attenzione perché a Fraser Island – giusto per tornare al discorso sulla natura che facevo prima – i dingo attaccano spesso l'uomo.
Perciò ripieghiamo su Great Keppel Island, e mai scelta fu più azzeccata. L'isola fa parte di un arcipelago facilmente raggiungibile dal Rosslyn Bay Harbour, nei pressi di Rockhampton. Nonostante non sia proprio sulla barriera corallina, le acque e la fauna marina sono altrettanto splendide, ma più accessibili economicamente; soprattutto qui non ci sono meduse e possiamo concederci tutti i bagni che vogliamo, in spiagge spesso deserte...
Keppel Island non possiede strade, quindi niente macchine. La spiaggia del molo e quella immediatamente a destra sono le più frequentate. Facendo quattro passi nel bush potrete raggiungere angoli di paradiso tutti per voi, e la sera non vi resta che aspettare le stelle, tante e splendenti come non mai.
Ci abbiamo preso gusto a viaggiare in inverno, perciò l'anno dopo eccoci in Messico per passare Capodanno al caldo. La voglia di mare è tanta, troppa per resistere fino alla fine del viaggio, momento in cui ci ritagliamo qualche giorno di dolce far niente in spiaggia, per riposarci delle fatiche di aver girato settimane con lo zaino in spalla.
Questa volta proprio non ce la faccio ad aspettare e insisto a tal punto che facciamo una deviazione lungo la costa del Pacifico, fino a fermarci a Zipolite, per passare un'insolita Epifania...
Zipolite si trova a sud di Puerto Escondido e affaccia sull'oceano Pacifico; altro non è che una spiaggia lunga un chilometro e mezzo, affiancata da una fila di ristoranti, negozietti, e sistemazioni per dormire molto economiche e con vista sull'oceano. Si può affittare una stanza, una cabaña o una semplice amaca.
L'atmosfera del posto è molto rilassata e non c'è una gran vita; dopo essere stati in spiaggia tutto il giorno la cosa migliore da fare è fermarsi ancora un po' per vedere lo spettacolo del sole tramontare dietro l'oceano.
Per raggiungere Zipolite prendete una camionetas da Pochutla e godetevi il viaggio tutti stipati nel cassone, ma attraverso verdissime piantagioni di avocados.
Un altro Capodanno davvero spettacolare è stato quello che abbiamo trascorso in India con il nostro primogenito che all'epoca aveva tre anni. Dopo aver fatto qualche tappa nel Tamil Nadu, ci spostiamo sulle isole Andamane e Nicobare. Il carattere selvaggio e incontaminato di queste molliche di terra sparse in mare, nonché le restrizioni imposte dal governo centrale per quanto riguarda il turismo (speriamo che resti così in eterno...), hanno fatto sì che si sviluppasse solo la capitale Port Blair in modo significativo; anche spostarsi da un'isola all'altra spesso comporta il dover tornare là per prendere il traghetto giusto.
Per questo motivo, quando dall'isola di Havelock vogliamo andare a Little Andaman dobbiamo cambiare programma: tornare di nuovo in traghetto nella capitale, quindi aspettare almeno un giorno prima di imbarcarsi per l'altra isola sarebbe stato troppo lungo e impegnativo, soprattutto con un bambino piccolo. Il ripiego, se così si può chiamare, è stato su Neil Island, un fazzoletto di terra nel mare cristallino che si raggiunge in traghetto direttamente da Havelock, senza dover tornare a Port Blair. Sull'isola non ci sono macchine e l'unico mezzo di trasporto è la bicicletta oppure un autobus che dovrebbe fare il giro ma che abbiamo sempre visto parcheggiato nei pressi della piazza principale, supponiamo da tempo.
Neil è un'isola paradisiaca, i fondali sono tra i migliori per lo snorkelling, e non si spende praticamente nulla per dormire e mangiare. Con un po' di fortuna poi, potreste capitare come noi nel bel mezzo di un festival molto rinomato tra gli isolani, e che richiama un gran numero di turisti indiani.
L'anno dopo in Vietnam nostro figlio si fa male a un piede e per un paio di settimane faticherà a camminare, perciò siamo costretti a rivedere i nostri piani. Anziché andare a Dalat, che è su un altopiano, decidiamo di allungare verso il mare per raggiungere Ho Chi Minh, che non era in programma. Prima però ci riposiamo qualche giorno alle porte della città, a Mui Ne per l'esattezza, un piccolo villaggio di pescatori che rapidamente si sta trasformando in una località turistica.
La "città morta", questo significa il suo nome, è comunque ancora un posto tranquillo dove trascorrere un po' di tempo per riposarsi. Oltre al sand sledding sulle dune che la circondano e una visita alla Sorgente delle Fate, saranno il mare, i tramonti e l'ozio a tenervi compagnia. La località è anche rinomata tra i surfisti e quando ci siamo stati noi, nel mese di agosto, la stagione sarebbe già dovuta essere iniziata ma il mare era ancora piuttosto calmo.
Mui Ne dista solo quattro ore da Ho Chi Minh e cinque da Nha Trang se come noi arrivate da nord.
La famiglia è aumentata tra un viaggio e l'altro e con il nuovo arrivato di un anno prendiamo in affitto una casa a Hammamet, Tunisia. La vacanza (stavolta il termine ci sta tutto!), è piuttosto stanziale ma ci siamo concessi anche qualche escursione, compresa una notte in un albergo alquanto insolito.
In giornata invece raggiungiamo Kélibia, una città che non è sulle rotte turistiche ma che ha una bellissima spiaggia, un forte costruito dai cartaginesi sullo stretto che separa l'Africa dall'Europa, e una laguna dove si possono vedere diverse specie di uccelli.
Quando ci siamo stati noi, nel mese di agosto, la spiaggia era spazzata dal vento e stare sdraiati risultava impossibile; peccato perché il mare è davvero bello. Decidiamo perciò di visitare il forte e goderci la meravigliosa vista sul Mediterraneo che curva verso l'orizzonte.
Di ritorno ci fermiamo alla laguna proprio lungo la strada che porta in città, dove il tramonto favorisce l'arrivo di tantissimi uccelli che si avvicinano all'acqua per cacciare.
Approfondiamo la conoscenza del nord Africa l'anno dopo in Marocco. Dopo aver fatto un bel giro delle città imperiali, della capitale e praticamente di tutto quello che c'è da Fez al Sahara, è giunto il momento di andare al mare. Abbiamo provato alcune località che affacciano sull'oceano Atlantico ma nessuna ci ha entusiasmato più di tanto. Per questo includiamo nel nostro itinerario la Laguna di Oualidia, raggiungibile in autobus o taxi da El Jadida o Safi.
La conformazione della laguna ripara dall'impeto dell'oceano e rende le temperature accettabili perché i bambini facciano il bagno con piacere.
La località è molto frequentata dai marocchini e dai turisti dei viaggi organizzati; pochi viaggiatori indipendenti raggiungono la laguna, probabilmente per la scarsità di collegamenti diretti ma, se ci siamo riusciti noi con due bambini piccoli, tanto difficile non sarà!
Concludo questo giro del mondo fatto di tappe fuori programma con il nostro ultimo viaggio in Thailandia. Dopo aver saziato la nostra sete di templi, statue di Budda, stupa e quant'altro di originale e affascinante offre l'antico regno di Siam, è giunto il momento di andare al mare.
Purtroppo il mese di agosto non è dei migliori per quanto riguarda il clima e parecchie isole, soprattutto quelle del mar delle Andamane, sono flagellate dalle piogge. La nostra scelta perciò ricade sulle isole del golfo ma prima di imbarcarci alla loro scoperta facciamo una tappa di mare lungo la costa.
Dopo aver dribblato località più rinomate ma che poco ci attirano, ecco che decidiamo di raggiungere Hau Hin, ma non ci dice un granché. Quindi, senza perdersi d'animo, proseguiamo verso sud e ci fermiamo a Bang Saphan Yai, un posto di mare molto informale e poco considerato.
La spiaggia è costeggiata da alcuni bungalow che potete affittare a buon mercato, oppure scegliere un albergo con piscina molto più lussuoso frequentato soprattutto da francesi dei viaggi organizzati.
La sera potete scegliere tra ben due ristoranti dove mangiare, oppure raggiungere con un mezzo il mercato al paese poco distante. In spiaggia potete passeggiare per ore senza incrociare mai nessuno.
Ecco qua i miei fuori itinerario che si sono rivelati momenti indimenticabili proprio perché mi hanno permesso di scoprire posti dove mai avrei pensato di andare, a conferma del fatto che in viaggio è sempre meglio lasciare un po' di spazio all'improvvisazione.